Negli ultimi dieci anni l’aspetto dell’editoria e della comunicazione globale si sono stravolti. Non solo il settore della moda è stato coinvolto in questa massiccia trasformazione, anche il il mondo del food ha intrapreso una via fino ad allora sconosciuta, lontana dalle guide blasonate, che rimangono autorevoli dottrine, ma non sono più le uniche fonti credibili e accettate.
In primis c’era TripAdvisor..
È stato il momento di TripAdvisor, dove chiunque avesse delle papille gustative poteva dire la sua, ha funzionato e funziona ancora, ma il sistema è stato velocemente inquinato, soprattutto in Italia, da logiche che ne hanno leso la credibilità. Nel 2009 il punto di svolta: accanto al fenomeno The Blonde Salad ne nascono altri, più piccoli ma altrettanto incisivi e seguiti, Chiara Maci, per citare il caso italiano più famoso apre il blog “Sorelle in pentola” insieme ad Angela Maci.
Il ruolo del Foodblogger
Il successo è immediato e come qualsiasi esperimento di successo ne nascono altri simili nella sua scia. Non solo ricette, anche consigli lifestyle e recensioni di ristoranti, nasce un protagonista nuovo: il foodblogger che velocemente si sposta dalla piattaforma del blog a quella più immediata e virale dei social media. Il fattore che porta migliaia di persone ad affidarsi non più solo a guide redatte da esperti del settore, ma ad opinion leader, spesso con background formativi e lavorativi lontani dal settore alimentare è sicuramente il rapporto intimo e confidenziale che i social aiutano a costruire. La piattaforma di Instagram soprattutto, grazie alle funzioni che continuano a essere incrementare per creare interazioni (IGTV, Instagram stories) elimina la piramide gerarchica che vede gli esperti al suo vertice dispensare consigli a chi sta alla base.
Oggi chi si propone come voce da ascoltare ora parla al suo pubblico tramite il suo smartphone in una maniera intima e confidenziale, di lui ci si può fidare, così come dei ristoranti che consiglia e dei prodotti che pubblicizza. Altro esempio di successo è Sonia Peronaci, che di Giallo Zafferano ha fatto il suo successo e l’ha poi trasferito ai social media, arrivando nel 2018 a costruirsi un hub fisico, la sua Sonia’s Factory, dove non solo produce contenuti branded, ma si presta anche a dimostrazioni ed eventi aziendali.
I dati dell’Influencer Marketing
Secondo un’indagine di TomTalker del 2019 ad oggi è solo il 31,5 % delle aziende nel mondo ad avere un progetto di influencer marketing, dati che hanno una prospettiva di incremento certa. Stando ad un report di ONIM sull’ Influencer Marketing in Italia nel 2019, il 67% dei professionisti coinvolti dichiara di aver realizzato tra 1 e 3 progetti nel 2018.
Un numero non sorprendente, ma a cui si affianca un altissimo grado di soddisfazione: il 67,22% si dichiara soddisfatto dei risultati e il 67,5% ha in programma di aumentare il budget dedicato all’ Influencer Marketing in futuro. Food e Fashion sono i due settori dove un maggior numero di aziende decide di investire in IM, il 18% delle aziende parte del mondo agroalimentare e della moda stanzia parte del suo budget per portare avanti questo tipo di campagne.
Una volta compreso che l’influencer marketing è un settore in espansione e che garantisce un ROI effettivo, la sfida per l’azienda sarà capire come investire nel settore e a chi affidarsi per poter individuare le figure di riferimento più in target. In un mondo affollato è importante anche costruire strategie comunicative stimolanti e disruptive, senza incappare in errori da principianti come quello dei “fake followers”.
Importante dunque rivolgersi a un’agenzia full stop e con competenze verticali di settore; questo per l’azienda vorrà dire affidare la gestione della campagna di marketing in un solo paio di mani che conoscerà le necessità del brand sotto le sfaccettature più diverse e saprà gestirle con coerenza maggiore attraverso la condivisione parallela di contenuti su tutte le properties del brand: dall’e-commerce al piano editoriale di email marketing, dal blog del brand alle sue social media properties, ottimizzando la spesa e massimizzando il risultato.